John Nash e la Teoria dei giochi

Lo scorso 23 maggio è venuto a mancare John Nash. Il matematico ed economista statunitense è stato uno dei pionieri nella teoria dei giochi e per il suo contributo alla disciplina ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia nel 1994. Al seguente link è possibile trovare un articolo che consente di avere un’idea di cosa sia questa disciplina. Prima di leggerlo può però tornare utile fare alcune osservazioni.
La teoria dei giochi, come la quasi totalità delle teorie economiche, si basa su un fondamentale assunto, ovvero che le persone siano razionali e intelligenti. Si assume che gli individui siano capaci di prendere decisioni ottimamente e che le preferenze rispettino vari assiomi tra cui quello della completezza e della transitività. La completezza implica che gli individui posti davanti a una qualsiasi scelta tra varie alternative, siano sempre in grado di ordinare le proprie preferenze, cioè classificarle dalla migliore alla peggiore in base alle proprie preferenze. Questo porta ad escludere che un agente non sappia come classificare o valutare un’alternativa; nel mondo che si analizza non esiste la risposta “Non lo so” quando si è posti davanti ad una scelta tra diverse alternative.
Questo modo di procedere per analizzare i processi decisionali risulta tuttavia molto limitante perché esistono molti ambiti in cui il decision maker non conosce l’ambiente in cui agisce e prende decisioni. Sarà quindi per lui molto difficile, se non impossibile, ordinare tra loro le alternative e avere preferenze chiare e definite. L’assioma della transitività impone un grado di consistenza nelle preferenze. In sostanza, se preferisco l’alternativa A a all’alternativa B e B a C preferirò dunque A a C. Questa è la transitività. Questo deve valere anche quando le scelte che ci si presentano davanti sono innumerevoli con differenze microscopiche l’una dall’altra o quando è il contesto in cui operiamo a cambiare. Nella realtà, tuttavia, incorrere in un errore che contraddica questo assioma è molto probabile e diverse ricerche empiriche mostrano come l’assioma della transitività venga violato in determinate situazioni.
Detto questo, la teoria dei giochi è una disciplina che ha dato e continua a dare contributi sostanziali allo studio di situazioni in cui agenti sono in conflitto tra loro. Una parte della teoria dei giochi si estende al mechanism design in cui si studia il meccanismo ottimo per raggiungere un determinato obiettivo e che viene spesso applicato nello studio delle aste in cui il venditore cerca di trovare il format ottimale per vendere un bene massimizzando il proprio guadagno. Altre recenti applicazioni riguardano l’ideazione di meccanismi per combinare ottimamente studenti e scuole e per aumentare il numero di trapianti di organi con grande successo.
Come anticipato, l’assunto per cui le persone presentino una perfetta capacità decisionale, un perfetto autocontrollo, calcolino e aggiornino la probabilità di un dato evento al variare di altri eventi come farebbe uno statistico risulta piuttosto restrittiva. Allo stesso modo, l’idea per cui le preferenze delle persone siano complete e transitive e non varino al variare del contesto risulta essere poco aderente al reale comportamento umano.
Occorre dunque tenere conto di questi elementi quando si pianificano e sviluppano interventi di policy. La “Nudge Theory” offre strumenti utili a disegnare interventi che tengano conto di come gli individui si comportano nella realtà quotidiana e il lavoro delle Nudge Units è quello di utilizzare questi strumenti per “spingere” gentilmente le persone verso scelte il più possibile orientate verso il loro benessere e quello della società, ovvero indirizzandole verso le scelte che prenderebbero se avessero un perfetto autocontrollo e una perfetta razionalità.
A cura di Mario Cannella